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Validità della psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Per nostra eperienza diretta ed anche dai sacri testi risulta una grande validità della psicoterapia cognitivo-comportamentale.
La terapia farmacologica e quella psicoterapeutica (somministrate conteporaneamente da due figure distinte, lo psichiatra e lo psicologo cognitivista) ,”dovrebbero ” applicare quella che viene chiamata terapia integrata e che è che dà i maggiori risultati positivi anche secondo la nostra esperienza. Chiarisco:non voglio affatto dire che TUTTI i bipolari debbano seguire l’approccio integrato, ma che esso può dare sollievo a una serie di difficoltà cui il bip.può andare incontro nella sua vita
Nora

Come ho già avuto modo di dire, il mio percorso è stato lungo, costellato da dolori e da tante peripezie. Convivo con il litio da 12 anni,quando me lo prescrissero per la prima volta avevo il “terrore” di quell’ulteriore invasione chimica nel mio organismo. Credevo che avrebbe potuto portarmi a diventare un’altra e che avrei dovuto imparare a vivere con un’altra personalità. In effetti, il litio non mi ha appiattito! Con profonda gioia posso affermare che le mie sensazioni continuo a viverle in maniera intensa ma adesso vivo in armonia ed equilibrio.

Non credo che questo risultato sia da attribuire tutto alla terapia farmacologica, se non avessi imparato a “conoscermi”ed accettarmi non mi sarei liberata da molti problemi.

Il mio comportamento, nella fase maniacale, era del tutto disorganizzato ed inconcludente, mi lasciavo andare ad azioni impulsive o ad imprese avventate. La terapia mi ha fatto imparare a gestire i miei stili irrazionali, mi ha aiutato a riconoscere i sintomi delle fasi di bipo, mi ha fatto imparare le strategie più consone per affrontare “la vita”. Ho cominciato a fare terapia durante un periodo di depressione, quel famoso periodo che tutti noi conosciamo e che ci porta al dolore di vivere (in alcuni casi al TS), a differenza di altri tipi di psicoterapie, la terapia cognitivo-comportamentale mi ha aiutata a riprendere il quotidiano e a risolvere i problemi in modo più equilibrato.
Mabiem

Purtoppo anch’io sono incappata in una diagnosi errata (schizofrenia) la prima volta e sono stata ridotta allo stato di larva a causa di farmaci che, non solo non mi curavano, ma mi davano terribili effetti collaterali (tremori, nausee, dolori muscolari, perenne sensazione di freddo). In questo frangente andavo alla sezione di igiene mentale da… boh, in realtà non so dirvi neanche se era uno psichiatra o uno psicologo, che mi faceva parlare, mi chiedeva di me, di come ero da bambina… io ero scossa dalla crisi che avevo appena avuto per la prima volta, della mia vita spezzata, stordita da cure sbagliate e non adeguate e questo mi veniva a chiedere come ero da bambina??? Non ho mai avuto traumi, nè sono stata picchiata, ero una bimba felice con due genitori meravigliosi… insomma, non c’era “del marcio in Danimarca”. All’epoca ero troppo stordita per reagire, penso che ora farei fatica a non sogghignare alle sue domande. Per fortuna poi mi sono rivolta ad uno specialista (non che quelli in ospedale non lo fossero, però hanno ciccato la diagnosi (apro una parentesi nella parentesi: ho letto che può capitare questa confusione tra i due mali, ma cavoli a quelli non è passato neanche per l’anticamera del cervello il dubbio che delirassi perchè ero in fase maniacale?!!))… insomma, finalmente mi è stato diagnosticato il DB e nel frattempo ho mollato il mio inquisitore della ASL. Il mio attuale psichiatra, con cui però parlo solo ogni paio di mesi e che mi ha prescritto il litio (dopo un tentativo fallito con un’altro stabilizzatore dell’umore), mi ha consigliato la terapia cognitivo-comportamentale. Più che altro per imparare a convivere con il disturbo, ma grazie al cielo io ci ho fatto quasi amicizia col mi DB e poi in zona non ho trovato nessuno che faccia questo tipo di terapia. Insomma la terapia può servire, forse aiuta, forse no, ma io resto dell’idea che la medicina sia un’altra cosa.
Larga la foglia
stretta la via
dite la vostra,
io ho detto la mia.
Bea

Cara Bea ,anche mia figlia ha avuto una diagnosi errata per ….8 anni!
E’ ancora abbastanza comune a quanto pare.(La nostra è stata anche avvalorata dagli psicologi del momento!!!!!!).
Ancora a proposito della psicoterapia cognitivo-comportamentale: vale la pena comunque di approfondire questo approccio, perchè è anche l’unico SCIENTIFICO, cioè si interessa dei processi cognitivi a livello cerebrale: è questo che trovo estremamente interessante.
ciao
Nora

Davide Dèttore
 
di Davide Dèttore Associato di Psicologia Clinica Ateneo di Firenze
(Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva).


Il rinnovato ed esaltato interesse per questi tipi di disturbi ha portato allo sviluppo di interventi innovativi dal punto di vista farmacologico, che hanno migliorato la qualità di vita delle persone affette, anche se purtroppo tali disturbi rimangono ancora molto disabilitanti. Proprio tali osservazioni hanno fatto porre in risalto l’opportunità di coniugare alla terapia farmacologica dei disturbi bipolari, che continua a rimanere un elemento fondamentale e ineliminabile del trattamento (e deve di solito essere continuata per tutta la vita), anche interventi di tipo psicosociale.
L’aggiunta di approcci psicosociali alla farmacoterapia dei DB è importante perché:
1) fornisce interventi psicoeducativi a proposito dei sintomi;
2) promuove la compliance alla farmacoterapia;
3) affronta le condizioni in comorbilità;
4) tenta di ridurre lo stigma sociale e le conseguenze negative della diagnosi sull’autostima;
5) facilita un maggiore adattamento sociale e lavorativo;
6) giova a ridurre il rischio di suicidio;
7) identifica e diminuisce gli inneschi psicosociali che possono incrementare il rischio di ricaduta.
Esistono nella letteratura scientifica studi controllati e randomizzati che indicano che l’aggiunta della terapia comportamentale-cognitiva alla terapia farmacologica è più efficace della sola terapia farmacologica.
Nella stessa direzione vanno anche diversi altri studi aperti e rassegne retrospettive. Per cui è possibile concludere insieme a Jan Scott, uno dei maggiori esperti di trattamenti psicosociali per i DB: “L’uso della terapia psicologica come aggiunta ai farmaci è probabilmente benefico dal punto di vista clinico ed efficace rispetto alla riduzione dei costi, oltre che in grado di contribuire a un significativo miglioramento nella qualità della vita dei pazienti con DB e, indirettamente, per le altre persone per loro significative. Come tali, le terapie brevi basate sulle evidenze rappresentano una importante componente di una buona pratica clinica nella gestione dei DB” 
Terapia Cognitivo Comportamentale in pazienti con disturbo bipolare che presentano ricadute durante trattamento con Litio

La ricerca in campo psichiatrico ha sottolineato l’importanza di valutare il problema delle ricadute in pazienti con disturbo bipolare durante il trattamento con carbonato di litio. Lo scopo di questo studio preliminare è stato quello di verificare se la riduzione della sintomatologia subclinica attraverso metodi cognitivo-comportamentali possa portare ad effetti positivi a lungo termine in pazienti con disturbo bipolare, come è già stato testato nei casi di depressione ricorrente unipolare.
15 pazienti con disturbo bipolare di tipo 1, in base ai criteri RDC, che hanno avuto una ricaduta durante la profilassi con litio nonostante un’adeguata compliance e risposta iniziale, sono stati trattati con metodi cognitivo-comportamentali in un trial aperto. E’ stato effettuato un follow-up a 2-9 anni.
5 dei 15 pazienti hanno avuto un nuovo episodio affettivo durante il follow-up. Confrontando il numero dei mesi in cui i pazienti non avevano avuto una ricaduta prima della terapia cognitivo- comportamentale e dopo il trattamento, è emersa una durata significativamente maggiore della remissione dopo il trattamento. La terapia cognitivo comportamentale è risultata inoltre associata ad una significativa riduzione della sintomatologia residua.
Questo studio preliminare evidenzia come la terapia cognitivo-comportamentale sia associata ad una diminuzione della sintomatologia residua in pazienti con disturbo bipolare resistente alla profilassi con litio migliorando l’esito a lungo termine. Questi risultati, se replicati, potrebbero mettere in discussione gli attuali orientamenti nel trattamento del disturbo bipolare, basato principalmente su complesse strategie farmacologiche.
Il trattamento del disturbo bipolare ha come principali obiettivi quelli di stabilizzare l’ umore, ridurre la frequenza e la gravità degli episodi maniacali e depressivi, prevenire le ricadute future.
La cura farmacologica con stabilizzatori dell’umore e antidepressivi appare per questo disturbo fondamentale e necessaria. Le ricerche scientifiche dimostrano che quando il trattamento farmacologico è associato alla Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale si ha una maggiore stabilizzazione dell’umore e una più significativa riduzione delle ricadute. La persona riesce maggiormente ad aderire al trattamento farmacologico, lo segue con maggiore costanza e motivazione. La Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale ha inoltre l’importante obiettivo di aiutare la persona che soffre di disturbo bipolare, e i suoi familiari a comprendere il disturbo e il
suo funzionamento attraverso sessioni di psicoeducazione. Inoltre fornisce strumenti utili ad affrontare e gestire le fasi maniacali e depressive, imparando a riconoscere precocemente i segnali della ricaduta
Fonte: http://www.studiodettore.it/